C'è stato un periodo in cui le città si svegliavano tardi e negli arei si poteva ancora fumare: Gelida non ricorda bene, ma confonde quello a cui il suo interlocutore si riferisce per non interrompere la musicale inflessione straniera delle sue parole.
Tutto procede come previsto: è una donna dal nome singolare ed ombroso, in carriera, il cui fisico perfetto è celato da un tailleur rosa di chanel, replica 1961.
Armand ride, raccogliendo il suo Seven and Seven dal bancone:
- ...tuttavia, non credo che Jacqueline Kennedy facesse pilates.
Lei sorride: è esattamente l'uomo di cui ha bisogno, uno che sappia distinguere un bicchiere per highball da un old fashioned, che pronunci correttamente "collier"; qualcuno che sappia stare al mondo.
Armand salda il conto mentre Gelida si specchia, notando quanto la porta delle toilettes assomigli alla sua. Possibile che si tratti della stessa? Troppi chilometri le separano, eppure...sopraggiunge il suo accompagnatore. In pochi minuti sono nelle rispettive camere, in capo ad una settimana sono di nuovo allo stesso tavolo, poi nello stesso letto; infine, dopo due mesi, nella stessa casa: Gelida ripensa alla porta con un brivido.
Passano due anni nell'est, prima che si decida a fare casualmente riferimento alla casa dei genitori, in Piemonte, dove la porta l'aspetta inquieta. Uno chalet moderno, anni '70, originariamente acquistato per le vacanze invernali e poi eletto a residenza ufficiale dopo il ritiro dalle scene della madre di Gelida. E' Natale, ed Armand non riesce ad anteporre i suoi impegni lavorativi al desiderio della compagna: rimarranno nello chalet da gennaio fino al disgelo.
- E questa, dove conduce?
Chiede Armand, sollevando lo stesso Seven and Seven di quando si sono conosciuti verso lo scuro legno della porta, mentre il clarinetto di Henghel Gualdi sembra di volerli condurre da un'altra parte.
- E' il vero motivo per cui sei qui, Armand: quella è una porta per l'Inferno. Devi aiutarmi a riportare mio fratello Giovanni da questa parte.
sabato, marzo 21, 2015
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