Ma le modifiche, quelle stesse modifiche che avevano portato Brecht alla scrittura di tre versioni, lo avevano condotto lontano dal sentiero principale. Il personaggio era ringiovanito e si era ammutolito, arrivando ad aspettare il primo treno del mattino in una lontana stazione belga di cui era andato a cercare il nome sull'atlante.
L'atlante. Il ragazzo aspettava bovinamente la sua ora, cioè il treno, ascoltando la musica. Ma non era semplice musica da cuffie, dacché la semplicità gli era stata profetizzata come nemica mortale, bensì quella del circo. Posando il bicchiere d'acqua gassata a lato del computer tirai un lungo sospiro. Somatizzavo, e somatizzando nella lettura continuavo a ripensare a quel casinò di Las Vegas, il Cirucs Circus.
I miei stessi pensieri mi ferivano, mentre rispondevo seccamente alla mail che aveva portato sul mio schermo quel povero giovane e la sua stazione: ogni cosa trasudava una dottrina pedissequa e pallosa. Potevo quasi vederlo, sdraiato come un gigantesco bambino coccolato e deforme, sillabare i nomi pieni di consonanti di lontane stazioni del treno indicandole col dito.
Gli risposi elencando pazientemente solo le prime tre cose che secondo me andavano assolutamente cambiate. Spostai lo sguardo e guardai l'ora: le 21 e 53, c'era ancora tempo per una birra?
Decisi di no, ed andai subito a letto. Nella notte lo sognai: eravamo seduti in un bar a sorseggiare Cynar e all'improvviso diceva: ' i suoi film preferiti sono L'attimo fuggente e Arancia Meccanica'.
Quando mi svegliai, le parole mi rimbombavano ancora nelle orecchie. Non c'era più nessuna tesi su Brecht o la scrittura di un indigeribile post notturno che potessero restituirmi il sonno perduto: aspettai l'alba scaricando la lavastoviglie.
1 commento:
Per strada a genova c'è una storia scritta per terra che parla di un Atlante
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