La macchina scivola sull'asfalto, dopo uno spuntino di pane e acciughe sotto sale ad una piazzola del soccorso stradale.
Lo smemorato è sui sedili posteriori, rannicchiato in una scomoda parodia di posizione fetale, scalzo. Davanti, continuano gli strani discorsi di viaggio dell'altro. Parla dell'ultimo movimento del concerto per pianoforte e orchestra n.3 di Beethoven, della catena di errori voluti e non che convergono alla proiezione scritta della realtà interpretativa di un ipotetico autore.
Potrebbe non essere l'impressione che lo scrittore ha avuto di un avvenimento reale, oppure l'impressione sincera che ha avuto di un avvenimento non reale. Ogni tanto si gira verso lo smemorato per ripetere ciò che reputa più incisivo: "la differenza tra simulazione e dissimulazione", "il mercato del giorno dopo dell'interpretazione", "contessa paralizzata", "discretizzazione".
Lo smemorato sogna o forse crede di sognare. Immagina un evento, che subito dimentica, tramandato poi da tutti quelli che vi hanno assistito. Ma allora, pensa, l'evento si ripete. Errato, diverso dalla prima di tutte le sue copie, mutato, interpretato, si ripete all'infinito e nessuno è in grado di distinguere la copia dall'originale, il giusto dallo sbagliato.
Il bendato si gira mentre sorpassano un grosso camion rosso, dice: "sesso".
E' una bellissima giornata e nella scomodità della sua posizione lo smemorato si accorge di non ricordare quel primo evento che aveva immaginato.
Quando apre gli occhi la macchina è ferma. Un lontano senso di appartenenza gli suggerisce di non essersi mai spostato dalla piazzola in cui hanno mangiato il pane con le acciughe. In effetti è la stessa.
L'altro guarda accucciato la ruota anteriore sinistra. Impossibile capire cosa stia pensando; ma la gomma è certamente bucata. Quello che vede è solo una mummia in abiti civili.
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3 commenti:
avvenimento prima con l'apostrofo e poi no
alle acciughe preferisco le cavallette
ramsete che sete
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