venerdì, febbraio 13, 2009

rancido, privato, solitario

Sono rimasto solo.
Tutto è freddo intorno a me, freddo e vuoto.
La mia mente ritorna a qualcosa di altrettanto freddo e vuoto, penso a calori che si sottraggono da bestie in calore in case riscaldate da pompe di calore.
Ma sono in un frigo, in un frigo vuoto.

Ci fu, molto tempo fa, un periodo in cui postavamo a ripetizione,in una Gara dei Post, che si prolungava nella notte fino a quando il sonno non aveva la meglio sull'irreprensibilità dell'Irreprensibile o sul cattivo gusto di Rodrizio.
Non erano tempi felici e nemmeno moderni, erano tempi diversi.

Sono uno yogurt, lo ammetto. Guardo intorno a me, nei ripiani superiori che posso osservare essendo in uno di quei frighi con i ripiani a bastoncini. Non c'è nessuno, nemmeno la caratteristica gamba di sedano ed il mezzo limone ossidato: niente.
C'è solo una luce tremula in cima al frigo, non si accende da mesi.

Ho incominciato la scalata ieri, per raggiungere la luce. Anche se la luce è spenta. 
Il frigo ha cominciato a mugghiare e a vibrare, come una divinità vulcanica irata. Mi vuole dissuadere, ma raggiungerò la luce spenta, costi quel che costi il costo della luce.

E' il quinto giorno di marcia, ormai sono al secondo ripiano. Il freddo comincia a farsi sentire ora che sono più vicino al freezer. Eppure mi ricordo di un tempo lontano, un tempo in cui qui dentro faceva freddo davvero, mentre ora sono solo dentro ad un armadio collegato alla corrente.

Raggiungo la vetta, ansimando. Vorrei dire che la vista è stupenda da qui, ma non è vero. E' tutto come prima: con i ripiani delle uova vuoti e maestosi come montagne in negativo.
Mi avvicino alla luce. 

Provo con tutte le mie forze a far scattare l'interruttore.
Ma i frighi non funzionano cosi', si accendono solo se li apri.
Mi specchio nella lampadina: sono uno yogurt, e sono scaduto.


1 commento:

Rodrizio ha detto...

yomo mi auguro