Sono almeno trenta secondi buoni che cerco un palindromo tutto mio, un palindromo nuovo.
Lo cerco lo cerco lo cerco e non trovo lo cerco e mi dispero, e mi sento come una cernia avvolta nella tela cerata, senza scampo ma piena di scampi, compagni di prigionia che urlano "fateci uscire" ma la cerniera della muta è sorda a tali preghiere ed il pescatore subaqueo non si accorge delle loro lamentele.
Ora sono un pò più di trenta secondi che cerco il mio palindromo e forse incomincio ad assaporarne la vera essenza.
Ha un sapore che pizzica e mi riporta davanti ad un libro che non trovo più dove le illustrazioni illustravano tacite la realizzazione dello zucchero. E ricordo di aver già provato in quel tempo quel sapore, quel potere immenso di poter sfogliare le pagine in qualunque senso volessi, e ricordo chiaramente di aver visto le zollette di zucchero ritornare ad essere fette di rape e le piramidi di C12H22O11 ritornare ad essere canne, da zucchero a canne da zucchero a canne.
E di tanto in tanto, quando sfoglio qualcosa al contrario, il potere ritorna, e risorge la vecchia di Delitto e Castigo, ritorna alla libertà Gambadilegno, ritornano alla forma umana Gregor Samsa e Benjamin Jacob Grimm, e la rana ritorna girino e i girini ritornano uova, sempre che prima fossero uova, e tutto immanentemente esiste in potenza, come spiegavano in prima liceo.
Ora non so ancora dirvi se quella cernia e quegli scampi trovarono una via d'uscita, ma sono certo che un giorno lo saprò, sfogliando questa storia al contrario come un palindromo e rileggendola con un indole nuova.
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3 commenti:
ho provato a finirlo
Arte tetra
non sappiamo cosa arriva sulle nostre tavole
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