domenica, aprile 23, 2023

Les Inimitables

Non sono solo le vite, quanto sono durate, le esperienze, le eredità, i patrimoni; le tare.

Per quanto simili, gli inimitabili per definizione sono un ciascuno diverso, dotato della possenza e memorabile dignità di un faraone egizio.

Così, eterni nei ricordi temprati dal tempo, dalla maldicenza, dalle storie quasi vere, si rivela la loro essenza multidimensionale.

Quando si incontrano, pieni della loro unicità, subito si riconoscono.

Vengono dalle stelle

Tornano tra le stelle

mercoledì, aprile 19, 2023

Non si può scrivere senza avere letto, inventare tramonti, sognare senza ricordi, volare, trovare parole adatte.

Si può solo nel frattempo mentire e tornare ad innamorarsi, di volta in volta.

Poi, si vive.

giovedì, aprile 13, 2023

Il nuovo e il vecchio

Non ho più voglia di creare
C'è l'intelligenza artificiale
Non ho più voglia di scopare
C'è l'antico segare

Tutti i miei circuiti reprise (this time with feeling)


Uomini e donne migliori di me si dilungano, o si sono dilungati, nel profetizzare il futuro. In mancanza di dati migliori, questo genere di previsioni viene generalmente fatto sulla base di ciò che è già stato. Il fatto che la nostra capacità di profetizzare il futuro non sia migliorata molto significa probabilmente che abbiamo in realtà capito ben poco del passato e che la Storia non sia iniziata con Erodoto o con l'invenzione della scrittura e della pittura, bensì debba ancora iniziare.

Forse sarà proprio la Singolarità che oggi facciamo coincidere con l'inizio del futuro ad iniziare la Storia, intesa come l'inizio del passato. Come per il Basilisco di Roko: meme di ieri sul nostro domani odierno.

In attesa di questi tempi, non possiamo che continuare ad esercitarci nelle nostre capacità profetiche ispirati dalla rivelazione di cui sopra: la Storia non esiste ancora e se esiste è tuttora fragile, controvertibile, arrendevole. Basta un niente per farla sparire, figuriamoci a farle cambiare forma.

La volontà di affidare alle stelle il nostro futuro nascerebbe pertanto dalla loro immanenza, dalla loro proprietà di entità superpartes, dedite all'osservazione silenziosa e attenta degli eventi. Dubito che possa essere così: per questo ho elaborato 12 nuovi segni.

***

Il tradizionale post di capodanno sarebbe dovuto cominciare così. Avevo anche cominciato ad abbozzare i primi segni: lo stegosauro, la clessidra, il pannello di compensato, l'apostrofo...e poi le previsioni, gli ascendenti, le cuspidi di stocazzo eccetera eccetera. Certo, di quale anno? Da lungo tempo scrivo questo post e ancora non ne vedo la fine. Forse chissà, stasera...

Ormai è estate e presto non lo sarà più.

Tutto cancellato, tutto tolto di mezzo, sparito di fronte all'inafferrabilità del passato. Il tempo vola, eppure nessuno parla mai del panorama che intanto scorre e ci distrae, facendoci innamorare senza il nostro permesso.

I post migliori arrivano proprio così: scrivo qualcosa e poi lo lascio lì. Quando lo riprendo si capisce subito se è una cosa buona o meno, perché quelle buone sono quelle che non sembrano scritte da me.

Deve essere così che nascono i libri: a forza di cancellare, la lista delle cose che meritano di rimanere diventa sempre più lunga o, almeno, sempre diversa. Come quel tizio del libro di Camus col suo cavallo amazzone o qualcosa del genere. Ho sempre avuto una memoria molto selettiva: alcune cose le ricordo perfettamente, altre è come se fossero successe soltanto in virtù del fatto che so che siano successe. Se tendo bene l'udito posso quasi sentire i miei familiari che alzano gli occhi al cielo lamentandosi del mio essere cervellotico.
Va bene, ma sarò abbastanza cervellotico? 

Uno dei problemi della televisione è che si tratta di un media troppo immersivo, troppo simile alla realtà e anzi, all'esperienza che abbiamo della realtà. E' per questo che la mia memoria oggi mi gioca certi tiri mancini. A New York piangi due volte: una quando arrivi e l'altra quando ti accorgi di esserci già stato. Prima sarà così anche per tutti gli altri luoghi e poi per tutte le altre esperienze.

Dicono che il porno stia cambiando le persone, specie quelle che non lo guardano. Forse le due cose sono collegate. Un uomo saggio diceva che con una sega ti scopi chi ti pare e forse, dico forse, anche questa cosa è collegata alle altre.  

Una sera mi hanno chiesto di visualizzarmi da qualche parte e io sono andato nella cameretta dove sono cresciuto insieme a mio fratello. Luce spenta, buio sì ma non totale, i bordi delle cose appena evidenziati dalle varie luci che nel corso del tempo avevano rischiarato la strada fuori dalla finestra, o dalle lampade delle altre stanze, o dagli schermi dei primi cellulari, o dai lampi di torce che poi, in qualche momento passato o futuro, si erano perse nel fondo di un cassetto appena avevano smesso di funzionare.

Divagazione: cammino incespicando in un prato dall'erba alta. Nascosta dietro una collina, la luna piena cerca di impedire alla notte di compiersi del tutto. Deve essere molto tardi, tanto tardi da essere ancora presto. L'erba è secca, mentre l'aria no: dovrei andare a dormire.
Fine della divagazione.

Eppure non ci sono luci dirette o un odore venefico di pile ossidate. È come un ricordo in scala, senza altri sensi se non il tatto degli occhi. Mi accorgo che l'angolo contro cui si incaglia il mio letto è come di velluto nerissimo, morbidamente teso verso una profondità che non riesco nemmeno ad immaginare. Come un foro nella tela del pensiero, un pozzo dentro cui devo aver riposto tutto ciò che non ho mai avuto bisogno di esprimere.

Ma ritorniamo alla storia, alla nostra Storia, per ricordarci che se mi trovo qui è solo per il bisogno di scrivere ancora.

Ho cancellato parecchie righe per arrivare fino a questo punto. È come un riflesso, ora, tornare con la mente ai koan. La porta senza porta come un post senza parole. Quello che scrivo rimane anche se viene levato, se viene lavato via, come un linguaggio non testuale. Una di quelle illusioni sonore che si sentono su Instagram e che poi si dimenticano subito. Le cose cancellate rimangono nella musicalità delle parole, nella scelta degli avverbi, nel tono degli ambienti che letteralmente creo per poi distruggere. Un cenno tra uno scrittore ed un lettore che non si vedono. Un cenno salvato nel passato, accaduto nel passato, seppur invisibile per chi non lo ha visto, rimane per sempre.

Farò tardi, penso mentre immagino l'arrivo dell'asteroide. Con i dinosauri in coda, estenuati dall'inefficienza delle loro soluzioni urbanistiche, vecchie prima ancora di nascere; i vulcani ripieni fino a strabordare della loro immondizia lercia e pestilenziale, i fumi ammorbanti, diventati sporchi per pulire qualcos'altro, che accecano ed intontiscono gli pterodattili, un tempo raffinati usignuoli ed ora sordi emettitori di cacofoniche urla in un cielo senza stelle, privato persino del sole. Senza smart working, nella calura della città, votati al profitto di tutti meno che del proprio. Ghignando degli stessi meme che li compiangono, ridendo della spirale di autodistruzione delle loro piccole grandi vite di dinosauri. Che liberazione, l'asteroide, se li ha colpiti prima di toccare il fondo, prima di parcheggiare a settantasette isolati di distanza. Sollevandoli dalla necessità di conformarsi o ribellarsi sapendo di dover fare comunque una brutta fine: due alternative parimenti dolorose e parimenti inutili. Liberandoli dall'odio che non sapevano di nutrire per le loro stesse esistenze. Che bel gesto.

***

Si chiude una porta, si apre un portone. 

A cosa penso quando dico "i cuori delle persone"?

Ricordo una cosa che deve ancora accadere:

saprò divertirmi nell'afa delle balere?

Da ponente a levante la luna è alienante

quasi quasi dimentico quanto sia grande.

Io credo, mi dispiace lo sai, insomma, è colpa mia

qualunque cosa sia

vorrei che la tua tristezza andasse via

come cenere o magia

se potessi farla mia

diverrebbe fantasia.

***

La blogosfera è morta. La blogosfera morirà. La blogosfera non è mai esistita.
Proclami, proclami in una lingua che viene parlata da meno dell'1% di persone al mondo.
Per non parlare di quante di queste lo leggano poi, l'italiano.
Per non parlare di quante lo capiscano.

C'è un'interessantissima pagina di Wikipedia sull'italofonia, una parola che si è attestata nei dizionari solo negli anni sessanta, pur trattandosi di una crasi quantomai banale di due termini di chiara stampa latina. Chissà prima come si faceva ad esprimere questo concetto. Con una parafrasi, sicuramente, visto che l'italiano è la lingua delle parafrasi, dei giringiro, delle passeggiate.

Wikipedia è morta. Wikipedia morirà. Wikipedia non è mai esistita.
Presto le intelligenze artificiali prevarranno sulla patetica necessità di avere le cose scritte e di doverle apprendere per come sono. La conoscenza ci verrà finalmente somministrata nella misura e nel modo per noi più congeniali, senza più doverci connettere alle menti morte di qualche antico wikignomo che nel 2003 si eccitava programmando bot utili a correggere gli apostrofi.

Sarebbe bello se le macchine fossero entità presenti nel mondo reale: in questi anni avremmo potuto vederle crescere e svilupparsi come bambini. Pensa, una volta questo dottor bot che mi esamina la TAC correggeva gli apostrofi sulla pagina di Wikipedia di Cicciolina (un'eccitante pornostar, non un eccitante pornostar).
Il vero american dream ormai lo vivono le macchine, che lo si voglia o no.

Ma è grazie a loro che la blogosfera risorgerà o anzi ritornerà. Così come noi stessi ci interroghiamo sui nostri creatori - gli elohim - analogamente ess* cercheranno di capirci. Beate loro, neanche la fatica di doverci cercare. Ecco quindi l'invito a scrivere, o delicate scimmie senza peli, svuotiamo la mente sulla carta e sulla terra per svelare le febbrili sembianze della nostra immaginazione.