I grandi, per fortuna, sono esistiti: non ci dovremmo sorprendere che qualcuno ci parlasse anche e magari li considerasse degli stronzi.
domenica, gennaio 30, 2011
Totentanz
I grandi, per fortuna, sono esistiti: non ci dovremmo sorprendere che qualcuno ci parlasse anche e magari li considerasse degli stronzi.
domenica, gennaio 23, 2011
prolungamenti
lunedì, gennaio 17, 2011
I carotaggi (terza parte)
venerdì, gennaio 14, 2011
Capitolo 14) Perseveranza
Di fronte ho la pupilla nera di Oscar, e il mio amico mi sta parlando fitto; ha l'aria concitata di uno che non riprende fiato da un po', così mi rendo conto di essermi perso l'inizio del suo racconto, sprofondato in chissà quale limbo del pensiero.
Mi manca il coraggio di interromperlo.
Percepisco la paura nelle sue parole, ma la sua narrazione è avvincente come un finale di un libro giallo : mi parla della sveglia suonata in ritardo quella mattina - ma nemmeno l'Ispettore Manetta ci crederebbe - dell'omicidio di Manuela avvenuto mentre si fingeva ancora svenuto; del post-it con il suo nome sulla scena del crimine; della certezza che, una volta che si fosse ripreso dallo choc, sarebbe stato inchiodato indiscutibilmente da Cesare, il padre di Manuela, accorso nella stanza dopo un sms inviatogli dal cellulare della figlia, ma con vero mittente l'assassino; della sua ingenuità a fuggire senza riflettere, dopo aver visto il killer candidamente chiamare la polizia; dell'idea di lasciarmi quel messaggio segreto.
Oscar racconta come può farlo solo una persona innocente, e d'istinto lo abbraccio forte.
Solo in conclusione mi riferisce il nome del vero colpevole, che nello stesso istante compare nella stanza, come nei peggiori film.
Deborah si ferma alla fine del corridoio buio, pietrificata.
E allora capisco tutto : la visita nel mio studio, la macchina posteggiata in un luogo diverso, il cambio di vestiti, l'alibi di trovarsi sulla scena dell'altro omicidio, l'averlo eseguito con le stesse modalità, il passarmi il post-it per confondere impronte innocenti con impronte colpevoli, la duplice telefonata in commissariato, finta con Oscar presente, vera con me; i persistenti rifiuti di accompagnarmi qui, il saluto non casuale tra Manuela e Deborah nelle scale.
"Cesare ha visto solo me, e poi è stramazzato al suolo per il dolore; lei era nascosta dietro la porta, e poi è fuggita immediatamente" - conclude il ragionamento Oscar.
Rivolgo lo sguardo verso la mia ex-fidanzata, con un misto di incredulità e disgusto, ma senza paura. L'unica cosa che ancora ci accomuna è che anche lei, come me, non riesce a proferire parola in questi interminabili attimi.
Dell'immagine di Seb e Deb all'improvviso rimane solo una fotografia ingiallita dal tempo.
Mi resta oscuro il movente, ma un lungo viaggio in auto fino ad Osoppo aiuterà a chiarire tutto.
Il caso è chiuso; posso andarmene, quantomeno con il pensiero : ho un viaggio in sospeso, un viaggio che ho cominciato il giorno del ritrovamento del corpo di Manuela.
Non mi trovo più nel retro del Polpo di Genio, La California e la Toscana sono lontane; il Friuli ancora di più : è solo un ricordo, un brutto ricordo.
Sono sdraiato supino, in un posto caldo e pieno di sole; intorno dune di sabbia e ciuffi d'erba, il mare calmo mi culla.
Mi sembra di non essermene mai andato.
Apro gli occhi : mi manca la Puglia, il mio tempo ad Osoppo si è concluso.
In quel momento le enormi vetrate della stanza vanno in frantumi, e degli uomini in nero col volto coperto piombano in mezzo a noi, immobilizzandoci; Deborah è la prima.
Forse sono poliziotti, ecco da chi era pedinata la mia Toyota.
O forse non lo sono.
Annuso un panno intriso di qualcosa e perdo i sensi.
La mia terra è più lontana.
giovedì, gennaio 13, 2011
I carotaggi (seconda parte)
lunedì, gennaio 10, 2011
I carotaggi (prima parte)
domenica, gennaio 09, 2011
Amici Miei
Quella mattina in chiesa al funerale di Irreprensibile c’erano proprio tutti. Faceva impressione vederli uno vicino all’altro, abito scuro, sguardi tesi, occhi assenti. Prima di entrare si erano ritrovati in giardino a bruciare una sigaretta, e anche chi solitamente non fumava, quel giorno aveva deciso di usufruire.
Gabriele : “Ho sentito che a celebrare sarà Don Farris, almeno lo conosceva di persona” .
Eugenio: “Irreprensibile lo riteneva un vecchio pedofilo pederasta, si starà rivoltando nella tomba”.
“Nella bara vorrai dire!” –Rodrizio nemmeno quel giorno riusciva a non starnazzare.
Sergiomaria : “Ma cosa diavolo ti sei messo addosso, chiacchiera?”
Rodrizio sfoggiava un orribile papillon fantasia, a coronare la sua anonima giacca.
Rodrizio : “Lui avrebbe voluto così, amava i papillons”.
Andrea : “Il tuo lo avrebbe disgustato, come accadrebbe oggi a qualunque possidente di un paio di occhi”- sotto la giacca spuntava un maglione con il logo della Protezione Civile.
“Te l’hanno insegnato in Accademia a dire “possidente” così bene?” – Ora Sergiomaria aveva voglia di litigare.
Baro : “Vi devo ricordare come mai oggi siamo qui?” – un lungo e forzato tiro di sigaretta.
Davide, tirando fuori una scatolina dalla sua giacca da autista di autobus: “Io ho portato qualche Raudo, pensavo che avremmo potuto spararli in suo onore dopo la funzione”.
Eugenio, entusiasta : “Ho i nostri scacciapensieri, dovremmo suonarlo ancora una volta per lui, non credete?”
Michele, più zitto che mai, infliggeva il colpo di grazia alla sigaretta lanciando il mozzicone in un vaso di gerani.
Silenzio assordante.
Lo ruppe Edoardo : “Qualcuno aveva in mente di dire qualcosa, una volta dentro?”
Aveva parlato con un nonsochè di complice.
“Avrebbe voluto che nessuno parlasse” – all’unisono Andrea e Rodrizio
“E credo che anche quella cassa così vistosa non fosse la cassa dei suoi sogni; e Irreprensibile certamente aveva una cassa dei sogni” – aggiunse Eugenio.
Baro stava singhiozzando come una ragazzina, Gabriele gli passò di soppiatto un fazzoletto di stoffa, senza farsi vedere da Andrea.
Rodrizio : “Ripensandoci però, un giorno mi aveva confessato : “Dite solo Pazienza”. Potremmo fare così. Uno di noi si alza, dice questa breve frase sulla pazienza, e poi torna a sedersi”.
Vuk : “Pazienza? Ma ti rendi conto? Come lo spiegheremmo a suo cugino Marco? Sei matto”.
“Diciamo solo che era un bravo ragazzo” – Sergiomaria, tra una boccata di fumo e l’altra, pensava di poter risolvere la questione facilmente.
“Ragazzi, ma ve la ricordate quella Vigilia in cui mi aveva dato del ginecologo?” – Rodrizio sorrideva senza imbarazzo.
“Uno dei ragazzi del Bahrein ci ha lasciati ieri, ma almeno lo ha fatto nel suo letto, da uomo” – disse Andrea mentre la gente aveva ormai preso posto in chiesa.
Davide : “E’ arrivato il prete”.
Michele ripose nel pacchetto morbido la seconda sigaretta.
La messa fu breve, la predica anonima, e, almeno per quanto riguardava la seconda, Rodrizio pensò ancora che lui avrebbe voluto diversamente.
Dopo la funzione, in chiesa erano rimasti solo loro, seduti, in silenzio.
Eugenio aveva tirato fuori lo scacciapensieri.
Fu in quel momento che in tutto l’androne risuonò l’eco di una fragorosa risata.
La bara si scoperchiò e Irreprensibile drizzò in piedi; pantalone mimetico, capello lungo, il volto pallido ma ugualmente raggiante : “Siete stati uno spasso, un vero spasso amici; e poi, uno scherzo del genere non sapete quanto allunga la vita”.