domenica, settembre 26, 2010
la misura
lunedì, settembre 20, 2010
Capitolo 9) Dal Tramonto all'Alba
Gesù, adoravo quando mi chiamava Seb.
"E' solo una notte Deb, una notte soltanto" - Seb e Deb, eccoci qua in tre semplici parole, come ai vecchi tempi.
"O forse non puoi assentarti sul posto di lavoro? Non mi pare che le mignotte timbrino il cartellino, sono rimaste le uniche al giorno d'oggi" - essere sopravvissuto alla sbronza della notte precedente mi fa sentire un re.
Il mio regno per una notte (in macchina) con Deborah.
Slap!
Schiaffo in pieno volto. Pausa. Rewind.
Ore 04:37 - Casa di Oscar (Osoppo)
Dal mio ultimo autostop sono passati 24 anni. Ma quando ho alzato il dito a bordo strada, mi sono sentito eccitato come allora. Rivoli-Osoppo a bordo della Citroen bianca del signor Bianchi; Elio di nome, banalità di cognome. Il tragitto è brevissimo, ma io sono indubbiamente ubriaco, così mi lascio coinvolgere e troviamo il tempo di parlare di tutto : delle stagioni, del basketcheseavesselostessospaziodelcalciosuigiornalisarebbeilprimosportitaliano, dei cognomi più comuni, della politica - il signor Bianchi ha lasciato scheda bianca alle ultime elezioni, guai a smentirsi - parliamo persino di donne, sparandole grosse entrambi, finchè finalmente è il momento di scendere, e posso smettere di essere spensierato.
Oscar abita in una vera catapecchia; non ho idea se si possa permettere qualcosa di meglio, ma so che a lui piace così. E anche a me piace così, a pensarci bene. Da Oscar mi sento a casa molto più che a casa mia, e quella sensazione di familiarità mi pervade anche stasera, fradicio di grappa. "Quattro passi in avanti a partire dalla cassetta delle lettere, poi uno a sinistra, mezza giravolta : ecco quella maledetta piastrella...vediamo bella, cosa riservi per Zio Sebastian?" - finita la frase da neuropsichiatria, per la scoperta balzo in piedi urlando e gesticolando. Se qualcuno qui intorno mi sentisse, di sicuro chiamerebbe la polizia. E farebbe bene.
Ore 05:52 - Edicola di Ubaldo Brambieri (Rivoli)
"Ho bisogno assolutamente che tu mi dica queste fatidiche parole Ubaldo : la mia edicola vende cartine della Toscana". Ubaldo mi fissa come si guardano i pazzi, quasi roteando la testa di 180 gradi. Come non capirlo? Sono bagnato fradicio e senza scarpe, l'ho importunato prima al Bar, mi ha visto sorseggiare qualche goccetto di troppo, è l'alba e formulo richieste stravaganti ancora prima che l'edicola sia aperta.
Del resto anch'io ho le mie attenuanti : sono tornato a Rivoli a piedi (stavolta nessun signor Bianchi) e a metà strada mi sono ritrovato nel bel mezzo di un odioso temporale settembrino. Per salvare i miei adorati mocassini me li sono tolti al grido di "che la grappa sia maledetta".
"Se io le rispondo di si, senza fare domande e senza chiamare i carabinieri, poi mi promette che, almeno per stanotte, non si fa più vedere davanti alla mia edicola?" Sì sì certamente, almeno per stanotte, almeno per stanotte, grassone dammi quella cartina : sono io che dovrei desiderare di non averti più nel mio campo visivo, non il contrario.
"Prometto. Ah, se non fosse ovvio, non posso pagargliela, amico, ma solo per stanotte" - in vita mia, mai ritorno al lei è stato più appropriato.
Ore 6:28 - Casa di Deborah (Osoppo)
"Sei fuori di testa? Nemmeno mia madre mi ha mai colpito in questo modo barbaro!" - e, mentre dico questo, mi sento più immaturo e piagnucolante di un bambino dell'asilo.
"Io non ci vengo con te, è già stato un discreto incubo averti trovato nuovamente davanti alla mia porta di casa, per di più in queste condizioni! E ora, se non ti dispiace, me ne torno a dormire; e vorrei che te ne andassi subito Sebastiano...ma poi cosa diavolo ti è successo? Sembri uno scappato di casa, uno che ha fatto di corsa mezzo Friuli".
Quasi. Ci sei andata vicina. E poi pioveva fino a due secondi fa, se non te ne fossi accorta, stupida oca. Deborah abita sempre nello appartamento, e questo dovrebbe suggerirmi qualcosa, ma i miei sensi sono appannati, per non parlare dell'intuito investigativo. L'unica cosa che mi viene in mente è che sono stato fortunato a trovarla, molto fortunato.
Così fortunato che non posso permettere che lei torni dentro a dormire. Mentre Deborah si volta e sbuffa, ormai certa che io sia stato persuaso a lasciarmi la porta di casa sua alle spalle, la colpisco alla nuca con il primo oggetto che trovo a tiro : una statuetta Peruviana di dubbio gusto. Deborah cade a terra svenuta e velocemente la carico in macchina. Macchina che ora, senza alcun dubbio, mi convinco di poter domare, e al diavolo autostop e scampagnate.
Mentre metto in moto, vedo spuntare i primi raggi di sole : illuminano il mio ghigno da pazzo.
domenica, settembre 19, 2010
Ritratto del blogger da giovane (seconda parte)
Vedi, ci sono questi due tizi in un manicomio ... e una notte, una notte, decidono che sono stanchi di vivere in un manicomio. Decidono che cercheranno di fuggire! Così, salgono sul tetto e, dall'altra parte, vedono i palazzi della città distendersi alla luce della luna... verso la libertà. Il primo salta sul tetto vicino senza alcun problema. Ma il suo amico non osa compiere il balzo perché... perché ha paura di cadere. Allora il primo ha un idea... e dice: "Ehi, ho preso la torcia elettrica con me! Illuminerò lo spazio tra i due edifici. Così mi raggiungerai camminando sul raggio di luce." M-ma il secondo scuote la testa. E d-dice... dice: "Co-cosa credi? Che sia pazzo? Quando sarò a metà strada la spegnerai!"La barzelletta è un faro nel mare dell'equivoco. E' un invito a rallentare quando la presunzione della chiarezza ti porta ad accelerare i modi del tuo metodo di giudizio.
AH AH AH AH AH! AH AH AH AH AH AH AH AH AH AAAAH....FNFFF Oh, perdonami... AH AH AH AH AH!
Capitolo 8) Si viene e si va
Bar Sport.
Neanche due isolati dietro casa.
Vi assicuro che non sto raccontando una frottola, se vi dico che si tratta del posto più sporco che abbia mai visto in vita mia.
E, banalmente, il bagno è il posto più sporco all'interno del posto più sporco.
Eppure sono qui, in questa micro-toilette lurida, con la testa tra le mani; e vorrei tanto vomitare, oppure perdere i sensi, ma stasera non c'è verso.
"Devi bere di più maiale, altrimenti esci di qua che ti ricordi ancora tutto quanto" - e mentre mi riempo la bocca di cotanta saggezza, penso che se qualcuno entrasse ora mi scambierebbe per uno di quegli svitati che parlano con gli oggetti; nel mio personalissimo caso con il wc.
Alzo lo sguardo, e fisso con insistenza lo straccio di uomo che mi offre lo specchio : in otto capitoli è la prima volta che ne ho l'occasione.
Mi accarezzo i capelli che hanno cominciato, ormai da alcuni anni, ad ingrigirsi, certo di aver accelerato il processo dopo la giornata di oggi; non sono un bello spettacolo : il verde degli occhi sembra più spento; le rughe della fronte imponenti, come scolpite; mi sento a pezzi, ma ho la certezza che se tornassi a casa adesso non avrei nessuna possibilità di addormentarmi.
Disprezzo fortemente l'uomo che vedo riflesso : è un impotente, un miserabile, un fallito; un omuncolo che non ha saputo evitare che due donne fossero assassinate sotto i suoi occhi in un solo giorno; un poveretto che per sei lunghissimi mesi ha condiviso un ufficio con uno psicolabile omicida, credendolo un ingenuotto sognatore.
Dopo aver subìto l'interrogatorio dell'Ispettore Manetta, palesemente disturbato dall'avermi incontrato sulla sua strada per due volte in un giorno, Deborah mi ha accompagnato a casa in auto, sostenendo che non era il caso prendessi la bici nelle mie condizioni.
Ah, ovviamente a casa non ci sono andato affatto, nonostante tutte le raccomandazioni della mia ex-fidanzata prostituta.
Soltanto un paio di bicchieri, e poi vedrai come dormi d'incanto Sebastiano.
Vorrei sputare allo specchio, come nei peggiori film, ma non ho gli attributi nemmeno per fare questo : troppo rispetto per chi dovrà pulire la mattina dopo. Ovvero nessuno.
Sbatto forte la porta del bagno, e mi appoggio al banco :
"Sai cosa Ettore? Versami ancora qualcosa, bicchiere grosso però, visto che è l'ultimo".
Mentre cerco di sostenere con dignità lo sguardo perplesso del barista, provo la sensazione che la giornata che sto cercando in tutti i modi di lasciarmi alle spalle sia solo l'inizio, il coperchio di un enorme Vaso di Pandora in salsa friulana.
"Non ti darò più una goccia di un bel niente Scalise, hai una faccia che fa schifo" - in dieci parole vengo trafitto brutalmente dal barman, Ettore Languidi, o Languisi, o qualcosa del genere.
"La serata è finita, siete rimasti solo tu e il vecchio Ubaldo" - mormora infine, porgendomi un rimasuglio di qualcosa che assomiglia molto a grappa.
Bicchiere grosso.
Ahhh, adoro la coerenza dei baristi.
Uomo di buon cuore dopotutto, il vecchio Ettore Vattelappesca.
Afferro con sorprendente sicurezza il mio drink e vado a sedermi dirimpetto ad Ubaldo, l'anziano giornalaio di quartiere, che ancora non si decide a lasciare quella benedetta edicola al figlio, continuando a farsi levatacce tutte le mattine.
Sono le cose che lo fanno sentire vivo, dice.
Non deve essere male quella sensazione, sentirsi vivi intendo.
"Più tardi posso aprire con te l'edicola? Guardo solo cosa dicono i giornali delle due donne morte e me ne vado" - gli chiedo con un tono da bambinone annoiato durante le vacanze estive.
Oltretutto, non ho mai dato del tu ad Ubaldo, nè tantomeno mi sono mai sognato di chiedergli un favore, se non quello di avvertirmi ad ogni nuova uscita della mia rivista preferita : Detective Magazine.
Mai sentita? Roba da disturbati. La leggeva un mio compagno di Università - Università che, tra parentesi, non ho mai terminato - a Lecce : si chiamava Pareo mi pare, un tipo singolare, senza ombra di dubbio.
Era schernito da tutti, ma solo di nascosto, da veri infami : infatti si temeva fosse figlio di Presidente di Tribunale. Ciònonostante era riuscito ad attaccarmi quella piccola mania, anche se a quei tempi compravo di nascosto la rivista : lungi da me diventare come Pareo, senza nemmeno un parente piazzato in Tribunale.
"Se ne vada a casa a dormire Sebastiano, le tengo due copie e domani a mezzogiorno le viene a ritirare; se qualcuno dovesse vederla in questo stato davanti alla mia edicola, che messaggio trasmetterei ai miei clienti?"
Frasi troppo lunghe e banali : quando aveva smesso di parlare, il mio bicchiere era già vuoto sul tavolo. Sul suo tavolo.
E ai clienti della nostra agenzia che messaggio si trasmetterà quando scopriranno tutto? Il pensiero ritorna subito da Oscar : solo uno stupido poteva creare un rapporto di vera amicizia con l'uomo conosciuto come il Matto di Osoppo.
Eppure era l'unica persona che era riuscita a guadagnarsi la mia fiducia.
"Sa, c'è un rapporto basato sulla fiducia anche nelle edicole" - insistendo, e sempre con quell' espressione irritante da giornalaio che ne ha viste di cotte e di crude, pur non muovendosi mai da Piazzale Marini.
Banalità? Forse non erano banalità, forse non erano banalità.
Fiducia.
Tra me e Oscar c'era fiducia, e io l'ho condannato troppo frettolosamente.
In fondo ha provato anche a telefonarmi.
Se è anche solo lontanamente immischiato in quel casino, deve avermi lasciato un messaggio. "Deve averlo fatto" - sorrido e parlo da solo; Ubaldo scuote la testa rivolto verso Ettore.
E, tutto d'un tratto, ho anche un'idea sul Dove possa avermelo lasciato.
Esco affannato e senza impermeabile; con la coda nell'occhio vedo Ettore che segna sul conto di mia pertinenza anche l'ultimo drink, e poi, con un gesto disinvolto e abitudinario, stacca una grossa spina : la scritta intermittente Bar Sport si spegne e mi consegna all'ultimo buio della notte.
venerdì, settembre 17, 2010
Ritratto del blogger da giovane (prima parte)
lunedì, settembre 13, 2010
Tremarella di fine stagione
sabato, settembre 11, 2010
trattenere lo starnuto
"Le idee sono simili a pesci. Se vuoi prendere un pesce piccolo, puoi restare nell'acqua bassa. Se vuoi prendere il pesce grosso, devi scendere in acque profonde. Laggiù i pesci sono più forti, più puri. Sono enormi e astratti. Davvero stupendi. Più la tua coscienza è dilatata, più scendi in profondità verso questa sorgente e più grosso è il pesce che puoi pescare."
venerdì, settembre 10, 2010
le oche del vicino ascoltano il sax a mezzanotte
"...il suono si genera in natura come vibrazioni meccaniche, si propaga in analoga maniera e sempre come vibrazioni viene percepito"
mercoledì, settembre 08, 2010
Synecdoche, New York
lunedì, settembre 06, 2010
venerdì, settembre 03, 2010
bel tempo si spera
Devono essere per forza i biglietti del treno solo perché siamo in treno?
mercoledì, settembre 01, 2010
Excusatio non petita...
Se poi vogliamo richiamare brevemente Luciano di Samostata con la sua "Storia vera", ci accorgiamo che storia vera e' un titolo che ben si adatta ad un' incredibile accozzaglia di fandonie; e non sarebbe difficile andare avanti ancora molto con questo tono un po' sostenuto da vecchio professore omosessuale (di liceo). Ma sarebbe inutile, noioso e, cosa a me insopportabile, dozzinale. In fin dei conti quello che mi preme di piu' in questo momento e' scendere in campo e raccontare la mia verita' (fuggendo il rischio di premesse autoconfutanti).
Era una notte buia, non troppo buia in verita'.
Era una di quelle notti che non fanno paura, nelle quali la luna si mostra nuda nella sua straordinaria bellezza, senza indossare bikini, minigonne vertiginose, abiti firmati, mantelli, k-way e via dicendo. Nuda insomma, coi suoi bei crateri al vento, come la preferisco (inoltre, cosa assolutamente da notare, e' incredibile come la k coesista in due capi così differenti e antinomici).
Che tipo di notte fosse non fa nessuna differenza.
Era notte quando il mio telefono squillo'! Chi doveva funestare il mio riposo?
Ovviamente lui, Rodrizio! Il maniaco di Villettopolis, l' Iscariota dei fantacalcio. In compagnia di Baro, uno della sua cricca, che si era portato dietro come cronista. Erano in vena di introdursi nella mia culla di benessere allo scopo di scroccare qualche merendina o, ancora peggio, scoprire qualche mio segreto, o ancora peggio (il peggio del peggio, non c' e' limite al peggio), sbeffeggiarmi.
Certo! Rodrizio voleva evidentemente sbeffeggiarmi! Questo spiega perche' si e' portato un cronista.
Sono entrati, con la foga di chi vuole, privi di invito. Ma io prima li ho storditi, con il mio comportamento ambiguo, poi li ho incantati, con il didgeridoo.
Sicuramente la cosa ha funzionato su Baro, che per il resto della serata si e' limitato ad alzare la radio e a cantare, come lobotomizzato.
Meno su Rodrizio, il quale dopo un primo stato di accondiscendenza, incoraggiato anche dalla vista del mio pugnale che splendeva sotto il chiarore della luna, in un secondo momento si e' rivelato tornoacasista, come sua abitudine. Precisamente quando Baro, risvegliato per un momento da una brezza spirituale ha esclamato: andiamo ai boschi.
Cosi' non e' neanche cominciato un percorso.
Che non si e' concluso con il ritorno a casa
RISPETTIVAMENTE
dell' inconsapevole Baro che, da promotore di un' esperienza mistica, sotto la perfida influenza di Rodrizio e' andato a far parte del fronte del no,
di Irreprensibile, deluso dalla serata peggiore della sua vita,
di Rodrizio, che tornato nel suo antro, e' felice di aver scampato un altro pericolo: la cosa che più conta e' essere a casa, al caldo.