Intendo storie veramente vere, non storie ispirate ad altre probabilmente vere.
Cose che sono successe a me.
Potremmo chiamarla una cronaca.
Comincio.
Abbiamo smesso di suonare il didgeridoo, ma l'Irreprensibile non voleva saperne di mangiare il gelato.
Così ci siamo alzati, io e Rodrizio, pronti ad andarcene per quella porta finestra dove un gatto magro (una volta grasso) aveva atteso curioso il nostro arrivo.
Una voglia di succo di frutta stava arrivando velocemente, la potevo indistintamente percepire come una nuvola bluastra che si strusciasse struccata e sorniona contro i container e gli automezzi del porto.
Ho chiuso la portiera e Rodrizio ha messo la sicura sapendo che comunque, vedendo che andavamo via veramente, sarebbe voluto venire.
Dieci minuti dopo siamo all'autogrill. Dietro di me Irreprensibile sfoglia ridendo "come diventare avvocato di se stesso". Ha una maglietta bianca che lo fa somigliare a James Dean, anche se prima di entrare si è sistemato la cintura. Secondo me così slacciata gli dava un' aria da tossicodipendente poeta.
Rodrizio ha guidato piano verso le nostre case, abbassando la radio ogni volta che io l'alzavo.
Sono stato depositato all'angolo e poi sono andato a dormire.
Il giorno dopo ho letto:
"Mi ricordavo di mio padre che diceva sempre che la ragione per cui si viveva era per prepararsi a restare morti tanto tempo."