lunedì, giugno 28, 2010

stacco


I sogni sono generalmente ricordati insieme ai desideri, anche se non è detto che tutti i sogni possano (o meritino di) essere ricordati. Mi viene quindi naturale pensare che anche alcuni desideri non meritino tanto di essere espressi quanto di essere esauditi.

Il desiderio è considerabile un atto di fede, in quanto si esprime generalmente nella solitudine del proprio pensiero, nella speranza che qualcosa di più potente e più attento di noi sia al momento in ascolto. L'unica ottica laica del desiderio mi sembra essere quella della formulazione (magica?) di un obiettivo, definendolo in modo preciso a sé stessi, in modo da renderselo personalmente più chiaro e conseguentemente più realizzabile.

La consultazione dell'oracolo di sé stessi non è altro che masturbazione e l'ipotesi di un desiderio con radici religiose mi sembra perlomeno un rapporto impari e meglio delineato.
Desideri espressi senza professionalità finiscono con l'avere caratteri più romantici e meno efficaci, che sfumano in un tempo tanto impreciso quanto lo era la loro formulazione.

Il tempo del desiderio non è tuttavia vincolato dalla natura di chi lo esprime o dalla sua volontà. Vive di vita propria, intervenendo là dove è richiesto se e quando lo desidera, rendendo tutto più complicato.

Tutti gli eventi, una volta avvenuti, modificano quelli futuri e la visione che se ne ha di essi. Esistono tuttavia avvenimenti che proiettano la loro influenza non solo nel futuro, ma anche nel passato. Episodi cosi' importanti da modificare la realtà che li porta a compimento, come preparando tutta l'esistenza al loro arrivo e alle modifiche che seguiranno.

I desideri, quelli più esaudibili almeno (pertanto i più rari), sono appunto eventi di questo tipo che possono arrivare a fermare il sole là dove c'è bisogno di più luce.

giovedì, giugno 17, 2010

Estati d'animo (quinta parte)

Si allontanò dalla festa per sedersi sulla spiaggia e valutare meglio l'idea di un bagno.
Un cane le venne incontro, seguito da una ragazza abbronzatissima che si sedette accanto a lei mentre il cane si lasciava accarezzare.

Sulla targhetta del collare c'era scritto "Tattva".
Questo restò a fissare il mare, ansimando con la lingua penzoloni mentre le due si presentavano.
La ragazza era una delle organizzatrici della festa. Dalla sua abbronzatura profonda ed uniforme e da alcune parole particolari che disse, si fece l'idea che si trattasse di una donna del Sole, una persona che aveva scelto di non viaggiare come tutti gli altri ma di rimanere sempre in un unico luogo della terra.

Indicando l'anello le disse:
"E' stupendo. Come vorrei averlo!"
Si guardò la mano, aperta davanti a sè. Era il regalo di suo padre per il diploma. Un anello costoso che aveva comprato a Mosca, quando viaggiare lontano aveva tutto un altro significato.
Scherzando rispose: "Cosa offri in cambio?"

Non poteva credere che l'avesse presa in parola eppure la ragazza cavò dalla borsa una tazzina da caffè, una conchiglia, un pacchetto di sigarette ed una pinzatrice, disponendoli sulla sabbia ai suoi piedi, accanto al cane. La guardò stupita, decidendo comunque di stare al gioco.
Era improbabile che non riconoscesse come il valore di quell'anello superasse sicuramente qualunque altro oggetto diverso dal denaro che potesse portare dentro quella borsa, eppure la sua proposta era sincera.

Si senti' spaventata al pensiero che se anche uno scambio come quello poteva essere giustificato nell'assurdo di un mondo immobile se per caso, il giorno dopo, tutto fosse ritornato alla normalità lei avrebbe perduto non solo un oggetto nuovamente di valore ma anche uno dei pochi elementi di contatto con quello che era il mondo "prima" e che comunque, anche al riprendere della rotazione della terra, non sarebbe mai ritornato ad essere tale.

Pensò che avrebbe potuto o forse dovuto, per rendere almeno lontanamente equo lo scambio, chiedere il cane, ma non se la senti' di esporlo alla vita sempre in movimento in cui l'avrebbe dovuta seguire. Inoltre le dispiaceva proporre di separarsi ad un cane ed al suo padrone per cui, sull'onda di un riconosciuto colpo di testa, decise di prendere la pinzatrice.

Pochi minuti dopo la ragazza se ne andò, senza intimare al cane di seguirla, senza degnarlo di un cenno o di un saluto. Restò li' sulla sabbia, contemplando con lei l'illogicità di quel baratto.
Arrivarono dei bambini, chiamandolo per nome: il cane era loro.

sabato, giugno 12, 2010

Sulle Vie

La teoria ha il pregio di spiegarci bene le cose, di cominciare dall' inizio, ma nasce dall' intuizione.
L' intuizione e' qualcosa di magico, un mostro che si alza (grondante) dal lago della mente. Quando iniziamo ad interrogarci sul luogo metafisico dal quale proviene l' intuizione possiamo incominciare senza macchia un percorso che si chiama: la via.

La via del Fandango, la Via della Seta, la route de Genes. Che da Nizza ci porta a Genova. Via Nizza.
La via dello Zen. La via di Pre'. Le vie della conoscenza. La ricerca del senso. L' esperienza, i sensi.
Infine le risposte.

La moltepricita' delle destinazioni e delle partenze e' spesso sconfortante; se si fa riferimento a luoghi non fisici la trama si infittisce. Si, era una notte buia e tempestosa, ma la Luce splende nelle tenebre e le tenebre non l' hanno vinta.

Confrontare le vie che ci sono proposte, per selezionare la piu' breve, la piu' tranquilla, la piu' ricca, la piu' adatta, richiederebbe di averle percorse tutte. Si deve cominciare con una scelta. E in questa scelta siamo aiutati da un bodhisattva: il piu' santo, colui che aiuta gli altri a raggiungere l' illuminazione, sacrificandosi. Se questo vi ricorda qualcosa o Qualcuno non penso che sia un caso.
Non parliamo soltanto di figure tipizzate: ma di veri santoni, profeti, di indicazioni stradali sbagliate.



Bust of an Attendant Bodhisattva (Mural fragment from south wall of Mogao Cave 320, Dunhuang, Gansu province), early 8th century
Mural painting
Chinese, 8th century
Tang dynasty, 618-907
Fragment of a wall painting mounted as panel; pigments on gesso ground over plastered clay walls. From the south wall of Mogao Cave 320 at Dunhuang, Gansu province.
painting proper (irregular): 37.8 x 29.2 cm (14 7/8 x 11 1/2 in.)
framed: 73.66 x 58.42 cm (29 x 23 in.)
Creation Place: Dunhuang, Gansu province, China
Harvard Art Museum/Arthur M. Sackler Museum, First Fogg Expedition to China (1923-1924), 1924.43



Una felice indicazione culturale: la figura di bodhisattva che strappo' dal muro qualche barbaro deficiente nelle grotte di Mogao ora è in Inghilterra. E' andato la' ad indicare la via.

Il ladro, storico dell' arte, ispirò il personaggio di indiana Jones, che a sua volta ispiro' indiana Pipps, che a sua volta ispiro' le pippets. Mangiava negritas. Ma come si suol dire, questa e' un' altra via.

giovedì, giugno 10, 2010

Estati d'animo (quarta parte)

Ancora una volta, la sua casa cambiava.
I ragazzi con cui condivideva lo scompartimento dovevano essere più giovani di lei, parlavano tra loro facendo dell'altro nel frattempo, annoiati dalle lunghe ore di viaggio.
"Ehi, non sembra il tramonto doppio di Tatooine?"

L'immensa palude nebbiosa su cui sfrecciavano levava dense nubi di vapore che in una sorta di miraggio facevano raddoppiare il sole, alto nel cielo.
"Senti che cosa ha scritto quel tizio che abbiamo incontrato ad Alexanderplatz il mese scorso: destinazione Samoa, i ragazzi fortunati si tatuano. Pensa te che culo, un tatuaggio samoano originale. Ho fatto bene ad aspettare, prima o poi ci manderanno là anche a noi."

"Pare ci sia un sacco da fare, però mi sembra difficile arrivarci da qui. Quasi sicuramente sarà per il prossimo giro."
Le palafitte su cui il treno si ergeva erano state una delle prime grandi opere costruite nel centro Europa da quando il giorno perenne aveva trasformato buona parte del Mediterraneo in un acquitrino fumoso.

Da ragazza o forse da bambina, comunque molti anni prima, aveva sognato altre catastrofi, alimentate dalla pubblicità e dalla narrativa. Erano sempre situazioni limite in cui i protagonisti del disastro erano pochi e ben definiti eletti, soli in un mondo dove tutto l'irraggiungibile diventava insieme accessibile ed inutile, come la macchina sportiva di Charlton Heston.

Nessuno, nè lei nè quei ragazzi erano diventati eroi, Adami, Eve o ultimi araldi dell'etica umana il giorno in cui il sole aveva deciso di non baciare più l'altra metà della Terra. Si erano tutti coscienziosamente dati da fare, organizzandosi nel modo più logico possibile, sostituendo i bisogni e le offerte ormai assurdi nel nuovo ordine delle cose.
Avevano agito come un sol uomo: adattandosi.

Era la fine del mondo ed il mondo non era finito.

domenica, giugno 06, 2010

Estati d'animo (terza parte)

L'ombrello l'avrebbe riparata ancora una volta dal sole e dalla cenere.
Era un lungo ombrello nero, appartenuto forse a sua nonna, un ricordo di quando la terra era ancora capace di girare su sè stessa.
I grandi incendi del nord avevano rialimentato le nuvole di polvere, che adesso comparivano alte sull'orizzonte.

La tempesta sarebbe cominciata e finita presto, senza danno.
Intanto la sala del consiglio cominciava a riempirsi e vicino a lei si vennero a sedere i suoi vicini, con cui aveva cenato la sera prima.
Erano slavi, genitori di due bambini, diretti verso il nord Africa entro la settimana seguente.

Le avevano fornito importanti dettagli sulla zona, elencato le cose da fare e da vedere. Erano per lei la logica incarnata della famiglia e dell'amicizia: la testimonianza continuamente ripetuta della propria esistenza, la vita riflessa in sè stessa, nel partner e nel frutto del reciproco amore.

Erano ridondanti, eccessivi richiami alla propria presenza nel mondo. Erano talmente vivi ed uniti e noiosi e sicuri di sè nell'incertezza solitaria dell'umanità in marcia da sembrare a sè stessi per primi incredibili. Ma erano anche brave persone, che amando sè stesse amavano anche gli altri, e che le avevano tenuto compagnia quando l' autostima e la cultura non avevano saputo rispondere della sua solitudine.

Li ascoltò esporre alla comunità le migliorie che stimavano necessarie, le loro proposte per la gestione delle risorse del campo. Li ascoltò con rispetto, ma senza interesse. Erano, forse, già partiti.

mercoledì, giugno 02, 2010

Estati d'animo (seconda parte)

Il bungalow aveva conosciuto tempi migliori ma almeno si trovava vicino al campo di pannelli solari che le era stato assegnato.
Trovò solo un flacone di shampoo vuoto in mezzo al bagno, forse caduto nella fretta del trasloco dell' inquilino precedente. Controllando il libro dell'appartamento realizzò che chiunque fosse non aveva trovato il tempo di scrivere una riga nell'arco di un mese.

In bagno ed in cucina, caratteri cubitali neri invitavano ad idratarsi ed a proteggersi dal sole in tre lingue. Indossò il costume da bagno che aveva preso aspettando l'aereo, quando l'idea che dopo quindici mesi sarebbe ritornata al sole era diventata tangibile nella sua mente.

Uscì dal bungalow sistemando la sdraio in piena luce ed una certa malinconia la attraversò prima che il sole cominciasse a scaldarla veramente. Le lunghe ore in palestra, le sedute di sole artificiale, i giorni passati aspettando quel momento nella notte dall'altra parte della terra assumevano ora toni di tristezza. Cominciò a sfogliare il libro della casa, cercando qualche proposta divertente per passare il tempo anche se il mare era troppo distante per sperare in feste sulla spiaggia o in sport acquatici.

Preferiva sicuramente quell'arida campagna all' opprimenza di una metropoli semi-deserta ma quell'atmosfera paesana senza un' ombra dove far riposare la sua solitudine la angustiava. I suoi vicini non sarebbero stati misteriosi festaioli come nella Notte, ma esseri dai contorni definiti. Illuminati da una luce monotona, tutti i suoi possibili vicini sembravano insipidi come amori passati, conosciuti troppo bene e troppo correttamente.

Per quanto le discoteche locali riuscissero a ricreare al loro interno una notte fittizia, all'uscita il sole avrebbe sempre ripulito dai visi le forme che le luci intermittenti e multicolore avevano fatto emergere. A cuor leggero invidiò persino coloro che erano nati fuori dalle città cento o duecento anni prima. Coloro che pur abitandone al di fuori, in piccoli ambienti rurali, potevano conoscere abbastanza la città da sperare un giorno di andarvi ma non ne avevano un 'idea sufficientemente chiara da capire che là nulla sarebbe cambiato.

Adesso che per necessità l'umanità intera, spostandosi mese dopo mese verso est, era un social network reale dove quasi ogni giorno si avevano nuovi vicini e si conoscevano nuovi luoghi, la sua mancanza d'euforia per il sole ritrovato era per lei stessa il segno che la sua voglia di scoprire qualcosa di nuovo nasceva da quanto le veniva celato.

Pensò quindi ai suoi amori passati, ai suoi peccati notturni, al suo sesso orgiastico nella parte spenta del mondo. Pensò a lungo, abbronzandosi.