Il desiderio è considerabile un atto di fede, in quanto si esprime generalmente nella solitudine del proprio pensiero, nella speranza che qualcosa di più potente e più attento di noi sia al momento in ascolto. L'unica ottica laica del desiderio mi sembra essere quella della formulazione (magica?) di un obiettivo, definendolo in modo preciso a sé stessi, in modo da renderselo personalmente più chiaro e conseguentemente più realizzabile.
La consultazione dell'oracolo di sé stessi non è altro che masturbazione e l'ipotesi di un desiderio con radici religiose mi sembra perlomeno un rapporto impari e meglio delineato.
Desideri espressi senza professionalità finiscono con l'avere caratteri più romantici e meno efficaci, che sfumano in un tempo tanto impreciso quanto lo era la loro formulazione.
Il tempo del desiderio non è tuttavia vincolato dalla natura di chi lo esprime o dalla sua volontà. Vive di vita propria, intervenendo là dove è richiesto se e quando lo desidera, rendendo tutto più complicato.
Tutti gli eventi, una volta avvenuti, modificano quelli futuri e la visione che se ne ha di essi. Esistono tuttavia avvenimenti che proiettano la loro influenza non solo nel futuro, ma anche nel passato. Episodi cosi' importanti da modificare la realtà che li porta a compimento, come preparando tutta l'esistenza al loro arrivo e alle modifiche che seguiranno.
I desideri, quelli più esaudibili almeno (pertanto i più rari), sono appunto eventi di questo tipo che possono arrivare a fermare il sole là dove c'è bisogno di più luce.