Siamo in un tempo lontano : imperfetto rispetto al terzo episodio, passato prossimo rispetto al secondo, passato remoto se paragonato alla prima e memorabile puntata...
Antonio è un bambino sveglio, ciuffo alla Gianburrasca, occhi vispi, piedi a papera che lo fanno sembrare un tantinello meno astuto di quanto in realtà non sia. Gli piace giocare a fare il grande, finge di essere adulto : è un gioco che gli riesce particolarmente bene la domenica, quando è a pranzo da suo cugino, quello più piccolo antipatico, quello che si crede proprio un bel bambino. Insomma non Marcellino. E' facile giocare a fare il grande con Matteo : a lui piacciono i pupazzi, i babacci e le sorprese, gli piace essere piccolo; basta poco per fingersi adulti con lui : è sufficiente un'occhiata seria, non rispondere ad una pernacchia, non simulare le puzzette con le mani.
Ma ovviamente Antonio vuole di più : e un giorno decide di mostrare a suo cugino la differenza fra un bambino e un uomo. E' domenica, per tutta casa si sente quell'odore inconfondibile di ragù della nonna, i grandi sono indaffarati a parlare di politica in cucina, non badano ai ragazzi, credendoli assorti nei cartoni animati di Domenica Disney.
" Sai una cosa? A me Carmen Sandiego dopo un po' mi rompe " - bofonchia Antonio in un italiano annoiato e zoppicante. " Avvicinati che ti dico una cosa nell'orecchio... " - e Matteo, garbato, porge l'orecchio al cugino; dopo gli fa cenno di si con la testa : gli interessa vedere la cosa nuova che ha scoperto Antonio. I due bambini si dirigono in bagno : Antonio apre un casseto e tira fuori un vecchio rasoio; doveva essere stato di suo padre, quando ancora abitava in quella casa.
Ed eccolo che sale sullo sgabello, agita la bottiglietta della schiuma, se ne versa un po' sul viso e, davanti allo specchio, si guarda beato il faccione bianco. Soltanto la testa spunta nello specchio, per fortuna lo sgabello è sufficientemente alto per permettergli di ammirarsi.
Antonio prende il rasoio e, delicatamente, se lo ondeggia sul viso, soltanto sfiorandolo : sta fingendo di farsi la barba, adesso si che è grande davvero.
A Matteo scappa un " Ooooh " di stupore : la cosa che suo cugino gli ha mostrato, questa volta è davvero interessante. " Dai ora scendi Anto, fai provare me " - protesta Matteo, ma il cugino non molla la sua postazione. " Visto ? Io sono un adulto ora, e tu noooo, iiiiiiiio siiiiiiii e tu noooooo; mi faccio anche la barba, vuoi sentire come sono liscio ? - canticchia Antonio, mentre suo cugino lo scuote notevolemente per farlo scendere. " Per piacere un po' anche a me " - lo supplica Matteo, quasi in lacrime, strattonandolo ancora. " Sei solo un piagnone mammone, che non diventerà mai grande " - e mentre Antonio pronuncia queste parole, accade il terribile incidente.
Lo sgabello si ribalta, facendo perdere l'equilibrio al bambino, che fluttua in aria per qualche istante, per poi cadere, sbattendo il naso sul lavandino bianco latte.
Il resto per Matteo e Antonio sono soltanto i fotogrammi che li divederanno per sempre : il sangue, le lacrime agli occhi, il pianto, l'arrivo dei grandi, il pranzo della domenica che andava a puttane, il dito di Antonio che si scagliava inesorabile contro il cugino.
Era stato Matteo a storgergli il naso, nella versione dei fatti di Antonio non sembravano esserci dubbi. Lo aveva reso deforme. Deforme, ma soprattutto umano, cosi' bisognoso di aiuto, cosi' piccolo fra i piccoli e minuscolo a cospetto dei grandi. Antonio non poteva sopportare tutto questo. Implorò sua mamma di non portarlo in ospedale ad aggiustargli il naso, cosi' da avere per sempre un segno tangibile dell'accaduto, qualcosa che gli ricordasse costantemente che avrebbe dovuto farla pagare a suo cugino Matteo. E sua mamma lo accontentò.
*
Il tempo è passato in fretta, Antonio è davvero grande ora, ed è appena uscito dalla camera di albergo dove aveva messo in scena il suo fallimentare menage a trois...
Stava caricando la pistola. Ta-tlac. Via la sicura. Il dottore glielo aveva spiegato : se con le donne non aveva avuto più succeso, se non gli si rizzava più, questo era dovuto solo e soltanto al suo naso. La sua disfunzione era causata dallo sconforto perenne che l'incidente gli aveva provocato. Era depresso cronico : cosi aveva detto il dottore. Dentro i proiettili, uno alla volta. Adorava quella vecchia Garrett che aveva acquistato clandestinamente. Il naso era la causa di tutto. Cosi' piegato a destra, cosi' storto, cosi' deforme. Tlac. La pistola era pronta.
Inoltre, i suoi piedi non l'avevano tradito. Era arrivato nel posto giusto, anche senza guardare dove metteva quelle papere con le scarpe : davanti alla casa di suo cugino Matteo. Un monolocale : finalmente si era deciso ad andare a vivere da solo. Non aveva perso il vizio del piano terra però; finestre sulla strada, un vero problema tutta quella visibilità.
Antonio si era pregustato mille volte quella scena : lui che appare dalla finestra, bello, maschio, un Bronzo di Riace, ma armato. Matteo che ignaro sta affettando l'arrosto, inabile, tagliuzzandosi tutte le manine. Matteo che tutto d'un tratto si volta per aprire il lavandino, e lo vede, dietro la finestra, con la luce gialla della stanza ad attenuare il riflesso. Dopo tanti anni all'improvviso lo rivede, potrebbe parlargli, spiegargli, ma lui ha una Garrett in mano puntata all'altezza della sua testa. Nessun sorriso, nessuna parola : solo il naso storto e il rumore dello sparo.
Bang.
La vetrata si rompe in mille pezzi. Il cugino minore che cade come corpo morto cade.
Antonio si allontana con discrezione, getta l'arma in un cestino, e prende il cellulare.
" Pronto, parlo con i signori chirurghi ? Ho cambiato idea, ho deciso di farmi operare al naso " .
Finalmente sarebbe stato di nuovo bello, di nuovo dritto, di nuovo maschio.
Il Bell'Antonio pronto per la sua Bella Enrica, o quantomeno, per il suo Bel Marcellino.
martedì, settembre 22, 2009
mercoledì, settembre 16, 2009
martedì, settembre 15, 2009
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